Il burnout è una sindrome di esaurimento legato al contesto lavorativo, in cui il dipendente si sente particolarmente sotto stress, che porta a un progressivo declino della persona. Questo fenomeno in realtà è stato riconosciuto quasi 50 anni fa, ma è in questi ultimi anni che se ne parla sempre più spesso, anche a causa del contesto pandemico e della smaterializzazione dell’ufficio (che ha causato in alcuni casi una costante variazione degli orari di lavoro).

Spesso si presenta in 4 fasi:

  1. durante la prima fase del burnout si iniziano a trascurare le proprie necessità per dedicarsi eccessivamente (in modo ossessivo) al lavoro;
  2. nella seconda fase, verificati i primi fallimenti, il lavoratore inizia a sentire un senso di delusione che genera irritabilità e tensione e alimenta le paure;
  3. nella terza fase si inizia a percepire l’esaurimento emotivo e aumenta sempre più la frustrazione che sfocia in una riduzione della stima di sé, tendenza a piangere, autocommiserazione, mancanza di entusiasmo/umorismo, inefficienza e ansia;
  4. in ultimo, si arriva ad uno stato di rassegnazione interiore che causa una riduzione del lavoro all’essenziale e porta a ignorare i problemi.

I sintomi del burnout

Il burnout diventa evidente in caso si manifestino una serie di sintomi fisici, comportamentali ed emotivi. Tra questi:

  • depersonalizzazione
  • derealizzazione personale
  • deterioramento dei propri valori
  • difficoltà a portare a termine i compiti
  • distacco verso il proprio lavoro
  • senso di frustrazione frequente
  • difficoltà di concentrazione
  • bassa autostima, sensi di colpa, rabbia, risentimento, infelicità
  • difficoltà nel prendere decisioni e nel pensare in modo chiaro
  • preoccupazione costante
  • assenteismo
  • assenza di motivazione, mancanza di creatività e di attenzione
  • stanchezza e insonnia
  • tachicardia, ipertensione, senso di soffocamento, tremori, sudorazione alle mani
  • mal di testa
  • dolori digestivi

Conseguenze del burnout

Quando si entra in burnout si prova un forte disagio e una sensazione di impotenza verso la situazione. Il dipendente, fortemente provato, non garantisce più gli stessi standard a livello di efficienza e produttività e diventa sempre più distaccato dall’azienda. Se la sindrome non è riconosciuta e trattata per tempo può portare a condizioni ben peggiori, tra cui depressione, disturbi di ansia, abusi di sostanze psicoattive, crisi di panico e, a livello lavorativo, dimissioni volontarie.

Le cause del burnout più diffuse

Alla base della sindrome di burnout ci sono spesso:

  • termini e obiettivi non realistici
  • cambiamento di mansioni o aumento di responsabilità senza la giusta compensazione
  • conflitti nella programmazione del lavoro
  • interruzioni o cambiamenti organizzativi
  • problemi tra colleghi
  • aspettative incerte
  • sovraccarico di responsabilità
  • superare i limiti fisici e mentali, trascurando le pause e il tempo per le proprie passioni

Oltre a queste cause, possono incidere anche l’età (nei primi anni di lavoro è più frequente), la presenza di altri problemi personali, l’ossessiva identificazione con il proprio lavoro.

Rimedi contro il burnout

Supportare il lavoratore ed aiutarlo a svolgere adeguatamente le proprie mansioni dovrebbe essere di forte interesse per l’azienda, che assicurandosi una forza lavoro in buone condizioni di salute psico-emotiva può raggiungere più facilmente i propri obiettivi di business. Inoltre, i costi personali e organizzativi del burnout diventano un fattore importante da prendere in considerazione.

L’intervento dell’azienda può essere portato avanti a livello dell’individuo, del team o dell’intera organizzazione e può essere preventivo o a posteriori. In entrambi i casi, tra i rimedi possono essere utili:

  • iniziative per il coinvolgimento dei dipendenti
  • percorsi di coaching e supporto
  • promozione di un buon stato di salute fisica e mentale
  • iniziative di team building

 

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